Valle d’Itria Bianco IGT “Mammamè” 2023 - Pierfabio Mastronardi Vignaiolo
Pierfabio Mastronardi Vignaiolo
Fattore di autoctonia
Vitigni
Verdeca 50% Falanghina 20% Bianco d’Alessano 20% Maresco 5% Marchione 5%
Produttore
Pierfabio Mastronardi Vignaiolo
Età delle viti
25
Vendemmia
Settembre
Coltivazione
guyot misto

Su questo vino
Segni particolari.
Questo vino è per chi ha una forza silenziosa, per chi non dimentica da dove viene, anzi, fa delle sue radici un punto di partenza per creare qualcosa di nuovo. È il vino del riscatto e della coerenza.
Note Del Vino
Fruttato
Floreale
Speziato
Secco
Tannico
Informazioni tecniche
Conservazione e Servizio
Scheda di degustazione
Scarica PDF compilatoStoria di Pierfabio
La storia della cantina di Pierfabio Mastronardi (leggi qui l'intervista che gli abbiamo fatto per te se vuoi conoscerlo meglio) nasce da una scelta coraggiosa, fatta con il cuore e con una visione chiara: ridare dignità e valore a un vitigno quasi dimenticato come la Verdeca.
Originario di Castellana Grotte, in provincia di Bari, Pierfabio ha maturato la sua esperienza lavorando per anni in altre realtà vitivinicole, ma nel 2015 decide di avviare un piccolo progetto personale.
Prende in affitto mezzo ettaro di Verdeca nel suggestivo Canale di Pirro, una depressione carsica al confine con la Valle d’Itria, dove anche in estate non mancano umidità, ristagni idrici, nebbie mattutine, sbalzi termici! È lì che inizia a coltivare la sua idea di vino.
La sua è una scelta controcorrente: la Verdeca, infatti, era stata a lungo considerata un vitigno “minore”, spesso usato solo per blend o per la produzione di vermouth. Ma Pierfabio ci vede altro. Ne intuisce il potenziale espressivo: la freschezza, l’acidità naturale, i profumi eleganti, decisamente lontani dai cliché dei bianchi pugliesi ricchi e piacioni. La sua Verdeca si fa notare da subito, tanto da non essere nemmeno riconosciuta come pugliese nei primi assaggi – e per Pierfabio, questo era quasi un complimento.
Nel 2017 nasce ufficialmente l’azienda agricola, che comincia a strutturarsi commercialmente. A seguire, tra il 2017 e il 2018, esce la prima bottiglia di Verdeca in purezza, sotto l’etichetta Mammamè – un nome che è insieme espressione dialettale (“Mammamè che buono!”) e soprannome di famiglia. Al bianco si affianca poi anche il Primitivo, coltivato su colline calcaree tra Castellana e Gioia del Colle, in terreni ben esposti e ventilati.
Oggi l’azienda conta 4,5 ettari vitati e produce circa 16.000 bottiglie all’anno, ma resta saldamente artigianale. Il lavoro è fatto tutto da Pierfabio, con l’attenzione e il rispetto che si deve alla terra. La sua filosofia produttiva è chiara: i vini devono raccontare il territorio prima di tutto, poi il vitigno, infine la mano del vignaiolo. È così che nasce la distinzione tra le due linee principali della cantina.
La linea Mammamè rappresenta le origini, l’identità più pura e diretta del progetto. Vini immediati, territoriali, autentici: dalla Verdeca fresca e tagliente, al Primitivo che rompe con l’immagine di vino pesante e zuccheroso, offrendo invece pulizia aromatica e bevibilità.
La linea Sulle Rocce, invece, è più personale, sperimentale. Qui Pierfabio si concede libertà espressive maggiori, come nel caso della Verdeca macerata 100 giorni sulle bucce, o del Primitivo da una parcella specifica di collina, più strutturato e complesso.
Tra questi, spicca anche il Metodo Classico da Verdeca, chiamato VDB23: 23 mesi sui lieviti, e una dedica d’amore alla moglie Valeria, madre dei suoi figli.
Tutto nel suo lavoro parla di terra, dedizione e verità. I suoli calcarei, il clima delle due aree (il fresco fondovalle per i bianchi, le colline assolate per i rossi), l’identità da agricoltore che Pierfabio vive con orgoglio. I suoi ricordi legati al vino risalgono all’infanzia, al suono del torchio a mano nelle cantine dei nonni, in notti di vendemmia.
Pierfabio si definisce testardo, permaloso e riflessivo, come – dice – ogni agricoltore. Ama lavorare in vigna e detesta le consegne, ma soprattutto crede nei valori della schiettezza, dell’onestà e della trasparenza. Per lui il vino è famiglia, fatica, convivialità. Non ama berlo da solo: è qualcosa che va condiviso, vissuto.
Il suo sogno? Continuare a crescere, ma soprattutto diventare un buon papà e un buon vignaiolo. Due ruoli che per lui vanno a braccetto, entrambi coltivati con amore, pazienza e rispetto.

